Allegri e Mourinho: due miti in declino. Il punto di Olivero
Sulla Gazzetta dello Sport di stamattina, il giornalista G.B. Olivero ha scritto un editoriale sui tecnici di Juventus e Roma e sull'impressione che hanno dato domenica sera all'OIimpico.

Sulla Gazzetta dello Sport di stamattina, il giornalista G.B. Olivero ha scritto un editoriale sui tecnici di Juventus e Roma e sull'impressione che hanno dato domenica sera all'OIimpico.
Stando a quanto scrive il giornalista, a differenza di quanto avvenuto in passato, quella di domenica sera tra Roma e Juventus non è stata "una sfida vera, calda, vibrante e dai contenuti tecnico-tattici di livello buono o alto".
E' stata, al contrario, una partita che ha lasciato dietro di sé una scia malinconica. Soprattutto in chi ricorda il passato glorioso e vittorioso, ma soprattutto pienamente convincente, di due grandi del calcio come José Mourinho e Massimiliano Allegri.
Olivero rievoca il Triplete di Mourinho ai tempi dell'Inter e la finale di Champions di Allegri insieme a Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain.
Secondo il giornalista, salta agli occhi di tutti il fatto che questa stagione, per entrambi, sia molto deludente. La Juve non sarebbe mai stata davvero in corsa per Champions e campionato, mentre dalla Roma ci si aspettava di più.
Chi meritava di vincere domenica sera? Secondo Olivero "non meritava di vincere nessuno, perché nessuno ci ha davvero provato". Anche se avesse vinto la Juventus, il giudizio non sarebbe cambiato.
Quali sono le cause del declino? Il giornalista le riscontra nelle "idee antiquate" per le quali entrambi gli allenatori propendono. Allegri punta sui cambi continui, lasciando aperta la prima parte della partita e introducendo giocatori freschi nella seconda parte. Tuttavia si tende a puntare sulla giocata individuale, pur senza esaltare gli "interpreti".
Mourinho, invece, "trasforma ogni incontro in una guerra sporca e cattiva e cerca il guizzo decisivo con i calci piazzati e le prodezze di Dybala". Mentre una volta "sapeva dare equilibrio alle sue squadre senza rinunciare a una fase offensiva di buon livello" oggi sembra non esserne più capace.
In comune, il fatto di preparare le proprie gare a prescindere dal pallone.